E’ possibile costruire architetture effimere coniugando natura, ecologia e finalità sociali. Alcuni esempi in Europa e uno anche in Puglia
Si
può pensare di unire architettura, natura, ecologia e magari offrire
un’occasione di partecipare alla costruzione in maniera divertente a
chiunque ne abbia voglia?
La risposta è si, si può e lo si sta già facendo da almeno 25 anni per merito dei Sanfte Strukturen, gruppo di artisti-architetti di Stoccarda guidati dall’architetto Marcel Kalberer, i quali sin dal 1985 hanno dato vita a strutture costruite partendo dalle talee di salice.
Le loro costruzioni straordinariamente visionarie, prendono forma dai fasci di talee di salice piantati e piegati fino a far assumere ad essi le forme desiderate; con il passare del tempo esse germogliano andando a completare la realizzazione sia in “copertura” con le loro fronde, sia in “fondazione” con le loro radici . Negli anni la tecnica si è affinata maggiormente, ed oggi per ottenere le forme arcuate più ardite si utilizzano delle guide in acciaio non zincato a cui vengono successivamente legati i fasci di talee.
Ma l’aspetto straordinario di queste opere , oltre a quello visivo, è lo spirito con cui vengono realizzate: nascono infatti da veri e propri cantieri sociali a cui può prendere parte chiunque in un clima di collaborazione ed apprendimento senza però tralasciare l’aspetto ludico e talvolta festaiolo che accompagna questo tipo di realizzazioni.
Il palazzo Auerworld per esempio, realizzato ad Auerstedt, Germania, ha visto la partecipazione di circa 300 volontari provenienti da diverse nazioni, gente di tutti i tipi, dagli studenti agli anziani ai bambini. Questo palazzo, piantato nel 1998 ed inaugurato ufficialmente nel luglio 2008 viene oggi usato per particolari avvenimenti od attività culturali, ed al suo interno sono presenti delle installazioni luminose che contribuiscono ad aumentarne il fascino che richiama oramai migliaia di visitatori ogni anno.
E’ particolare il fatto che l’inaugurazione del palazzo, avvenuta 10 anni dopo la sua piantumazione nel momento in cui le fronde avevano ricoperto la struttura, non rappresenta la chiusura del progetto, come avviene solitamente in qualsiasi manufatto architettonico, ma solo un momento della sua realizzazione in quanto come ha detto Kalberer, “dopo dieci anni di sviluppo la possiamo considerare finita. Senza dubbio però continuerà a crescere” , questa è la peculiarità della natura viva.
Il 2001 è stato invece l’anno della Weidendom, la cattedrale di salice, realizzata a Rostock, Germania, in occasione del salone internazionale del giardinaggio che avrebbe avuto luogo nel 2003; essa, realizzata sull’esempio progettuale delle chiese romaniche, con navate cupole ed absidi, ha visto la partecipazione di 600 volontari provenienti da 12 nazioni diverse per la sua realizzazione, dando vita ad un evento sociale che voleva rispecchiare la costruzione delle chiese gotiche medioevali.
La cattedrale, commissionata dalla chiesa ecumenica cristiana, è stata utilizzata per le funzioni sia da quest’ultima che dalla comunità ebraica e vuole simbolicamente enfatizzare il legame tra natura e sacro, nell’idea che la crescita della vegetazione e quindi lo sviluppo della natura non sia altro che lo specchio della continua crescita spirituale di una comunità religiosa.
Esempio meno maestoso ma sempre di grande effetto sociale e scenografico è il padiglione delle rose, realizzato a Duisburg, Germania, nel 2010; struttura di forte connotazione simbolica come segno della integrazione tra diverse culture, la quale edificata tra chiesa e moschea ha visto la collaborazione delle comunità tedesche e turca alla sua realizzazione, traendo dal simbolo di una rosa che sboccia realizzata con talee di salice e bambù, lo spunto per una integrazione socio-ecologica delle differenze culturali, generazionali o sessuali.
Ultimamente anche in Puglia si stanno promuovendo delle esperienze di questo tipo, portate avanti dal laboratorio di architetture naturali, associazione la quale propone diverse strutture naturali realizzate con canna comune: anche qui, come per i fratelli maggiori tedeschi, le intenzioni sono quelle di creare delle architetture ecologiche realizzando delle strutture temporanee da utilizzare soprattutto nei mesi estivi, alla realizzazione delle quali siano coinvolti anche i più piccoli, in modo da avvicinarli sempre più alle tematiche dell’ecologia e della costruzione offrendo così un’alternativa ai consueti giochi che si ritrovano sovente nei nostri parchi.
La scelta dell’utilizzo della canna comune al posto del salice, dipende da una scelta di natura soprattutto ecologica e di legame col territorio oltre che costruttiva: infatti, la regione, da sempre povera di acqua, non potrebbe sostenere delle installazioni con talee di salice in quanto quest’ultime necessitano di un apporto idrico notevole di cui invece non ha bisogno la canna: a conferma di ciò vi è l’abbondanza di quest’ultima nel territorio e l’assenza del salice.
Il laboratorio, attivo da poco più di un anno ha già al suo attivo diverse installazioni, una delle quali attualmente esposta al Politecnico di Bari dimostra sia la complessità della realizzazione ma anche la bellezza e particolarità delle forme a cui si può arrivare partendo da un elemento assolutamente naturale come la canna comune.
http://www.tekneco.it/bioedilizia/natura-in-architettura-nuove-frontiere-ecologiche/
La risposta è si, si può e lo si sta già facendo da almeno 25 anni per merito dei Sanfte Strukturen, gruppo di artisti-architetti di Stoccarda guidati dall’architetto Marcel Kalberer, i quali sin dal 1985 hanno dato vita a strutture costruite partendo dalle talee di salice.
Le loro costruzioni straordinariamente visionarie, prendono forma dai fasci di talee di salice piantati e piegati fino a far assumere ad essi le forme desiderate; con il passare del tempo esse germogliano andando a completare la realizzazione sia in “copertura” con le loro fronde, sia in “fondazione” con le loro radici . Negli anni la tecnica si è affinata maggiormente, ed oggi per ottenere le forme arcuate più ardite si utilizzano delle guide in acciaio non zincato a cui vengono successivamente legati i fasci di talee.
Ma l’aspetto straordinario di queste opere , oltre a quello visivo, è lo spirito con cui vengono realizzate: nascono infatti da veri e propri cantieri sociali a cui può prendere parte chiunque in un clima di collaborazione ed apprendimento senza però tralasciare l’aspetto ludico e talvolta festaiolo che accompagna questo tipo di realizzazioni.
Il palazzo Auerworld per esempio, realizzato ad Auerstedt, Germania, ha visto la partecipazione di circa 300 volontari provenienti da diverse nazioni, gente di tutti i tipi, dagli studenti agli anziani ai bambini. Questo palazzo, piantato nel 1998 ed inaugurato ufficialmente nel luglio 2008 viene oggi usato per particolari avvenimenti od attività culturali, ed al suo interno sono presenti delle installazioni luminose che contribuiscono ad aumentarne il fascino che richiama oramai migliaia di visitatori ogni anno.
E’ particolare il fatto che l’inaugurazione del palazzo, avvenuta 10 anni dopo la sua piantumazione nel momento in cui le fronde avevano ricoperto la struttura, non rappresenta la chiusura del progetto, come avviene solitamente in qualsiasi manufatto architettonico, ma solo un momento della sua realizzazione in quanto come ha detto Kalberer, “dopo dieci anni di sviluppo la possiamo considerare finita. Senza dubbio però continuerà a crescere” , questa è la peculiarità della natura viva.
Il 2001 è stato invece l’anno della Weidendom, la cattedrale di salice, realizzata a Rostock, Germania, in occasione del salone internazionale del giardinaggio che avrebbe avuto luogo nel 2003; essa, realizzata sull’esempio progettuale delle chiese romaniche, con navate cupole ed absidi, ha visto la partecipazione di 600 volontari provenienti da 12 nazioni diverse per la sua realizzazione, dando vita ad un evento sociale che voleva rispecchiare la costruzione delle chiese gotiche medioevali.
La cattedrale, commissionata dalla chiesa ecumenica cristiana, è stata utilizzata per le funzioni sia da quest’ultima che dalla comunità ebraica e vuole simbolicamente enfatizzare il legame tra natura e sacro, nell’idea che la crescita della vegetazione e quindi lo sviluppo della natura non sia altro che lo specchio della continua crescita spirituale di una comunità religiosa.
Esempio meno maestoso ma sempre di grande effetto sociale e scenografico è il padiglione delle rose, realizzato a Duisburg, Germania, nel 2010; struttura di forte connotazione simbolica come segno della integrazione tra diverse culture, la quale edificata tra chiesa e moschea ha visto la collaborazione delle comunità tedesche e turca alla sua realizzazione, traendo dal simbolo di una rosa che sboccia realizzata con talee di salice e bambù, lo spunto per una integrazione socio-ecologica delle differenze culturali, generazionali o sessuali.
Ultimamente anche in Puglia si stanno promuovendo delle esperienze di questo tipo, portate avanti dal laboratorio di architetture naturali, associazione la quale propone diverse strutture naturali realizzate con canna comune: anche qui, come per i fratelli maggiori tedeschi, le intenzioni sono quelle di creare delle architetture ecologiche realizzando delle strutture temporanee da utilizzare soprattutto nei mesi estivi, alla realizzazione delle quali siano coinvolti anche i più piccoli, in modo da avvicinarli sempre più alle tematiche dell’ecologia e della costruzione offrendo così un’alternativa ai consueti giochi che si ritrovano sovente nei nostri parchi.
La scelta dell’utilizzo della canna comune al posto del salice, dipende da una scelta di natura soprattutto ecologica e di legame col territorio oltre che costruttiva: infatti, la regione, da sempre povera di acqua, non potrebbe sostenere delle installazioni con talee di salice in quanto quest’ultime necessitano di un apporto idrico notevole di cui invece non ha bisogno la canna: a conferma di ciò vi è l’abbondanza di quest’ultima nel territorio e l’assenza del salice.
Il laboratorio, attivo da poco più di un anno ha già al suo attivo diverse installazioni, una delle quali attualmente esposta al Politecnico di Bari dimostra sia la complessità della realizzazione ma anche la bellezza e particolarità delle forme a cui si può arrivare partendo da un elemento assolutamente naturale come la canna comune.
http://www.tekneco.it/bioedilizia/natura-in-architettura-nuove-frontiere-ecologiche/
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