intervista per Conversanoweb



L’associazione "Se un pomeriggio...", domenica 29 Gennaio, ha ospitato, presso la Locanda, l’architetto Francesco Poli, nell’evento "Fatti di canne − dalla natura all’architettura". In una sala affollata l’architetto ha illustrato, attraverso foto e video, le caratteristiche della canna e i vantaggi di una particolare tecnica di costruzione, attraverso l’utilizzo di un altrettanto particolare materiale: la canna "Arundo Donax". Per l’occasione gli abbiamo rivolto qualche domanda.


- In che cosa consiste il suo lavoro?

"Mi occupo dello studio e sperimentazione nella costruzione di architetture capaci di integrarsi armoniosamente con la natura e che dalla natura si approvvigionino dei materiali necessari per la loro realizzazione.
Il mio percorso di avvicinamento a questo mondo è stato progressivo e manca ancora molto per raggiungere alti livelli di professionalità. Dopo aver lavorato per svariati anni in alcuni studi di architettura di provincia  e successivamente nello studio madrileno di Andrés Perea Ortega ho cominciato a nutrire un interesse particolare nei confronti dell’ambiente e degli spazi costruiti.
Ho partecipato a numerosi Workshop di costruzione con materiali naturali quali terracruda, paglia, bambù. Successivamente ho collaborato in Portogallo con l’architetto Jonathan Cory-Wright ed il Grupo Canyaviva apprendendo la tecnica di lavorazione delle canne per la realizzazione di strutture ad archi.
Ritornato in Italia ho proseguito la sperimentazione e la divulgazione di quanto appreso attraverso l’organizzazione di laboratori di costruzione. Con essi ho avuto modo di stimolare altra gente a queste tematiche e insieme abbiamo deciso di istituire l’associazione LAN_Laboratorio Architetture Naturali che opera a livello nazionale.
Il mio lavoro consiste quindi sia nella progettazione di un manufatto architettonico naturale che nella sua realizzazione.
Attraverso i laboratori di costruzione è possibile diffondere le tecniche costruttive, “il
saper fare” e le conoscenze teoriche per affrontare in maniera adeguata tutti i casi
relativi l’autocostruzione e l’utilizzo di materiali naturali".

- Quali sono i vantaggi, soprattutto per l'ambiente?

"I vantaggi per l’ambiente sono molteplici; si pensi al fatto che costruzioni completamente naturali hanno impatto zero sull’ambiente, dal reperimento del materiale alla sua dismissione.
La coltivazione di un materiale da costruzione è il principale fattore di interesse; come il legno, altri materiali possono essere coltivati ed impiegati nelle costruzioni. Il bambù e l’Arundo Donax sono piante a crescita rapida e questo equivale a dire avere piante che si rinnovano annualmente ed inoltre capaci di assorbire molta anidride carbonica durante il loro ciclo di vita.
La terracruda ad esempio ha queste caratteristiche: facilità di reperimento, di lavorazione e applicazione, grande tenuta isolante termica, completa recuperabilità e non tossicità che la mettono ai primi posti nella lista dei materiali ecologici".


- Quali materiali predilige per le sue opere?

"In genere sono propenso all’uso di tutti quei materiali che derivano direttamente dalla natura. Per ogni differente lavoro utilizzo i materiali più appropriati.
Per la realizzazione di strutture di copertura ad archi intrecciati utilizzo la canna comune “Arundo Donax” che può essere utilizzata anche per la realizzazione di pannelli di tamponamento con intreccio di canne e successivamente rivestiti di intonaci di terracruda. La terracruda ben si presta per le lavorazioni plastiche in cui si voglia dare un aspetto anche decorativo.
Il bambù è un altro materiale naturale con cui ho lavorato e con cui vorrei poter continuare a lavorarci. In Puglia risulta alquanto difficile l’utilizzo del bambù vista la mancanza di coltivazioni nelle vicinanze e l’importazione estera risulterebbe non sostenibile sia a livello economico che ambientale. Ad ogni modo dal centro Italia al Nord i casi di coltivazione del bambù stanno aumentando sempre più e questo consentirebbe di utilizzare il materiale anche da noi riducendo le distanze dal luogo di provenienza.
La paglia ormai è di uso comune e ci sono molti esempi in cui essa viene utilizzata come tamponamento accoppiata a strutture portanti in legno".

- Girando l'Italia quali sono state le tappe più importanti e cosa ha realizzato?

"Credo che le tappe più importanti le abbia ottenute qui in Puglia, terra nella quale ho cominciato le mie sperimentazioni e i laboratori. Abbiamo realizzato alcune strutture a Torre a Mare (BA), Taranto, Cisternino (BR), Incoronata FG).
Fuori dalla Puglia c’è l’Abruzzo con il quale ho instaurato uno stupendo rapporto di collaborazione attraverso l’Associazione Italiana Case di terracruda e con la quale portiamo avanti un progetto di valorizzazione dei materiali naturali nell’ambito delle costruzioni. A Fara Filiorum Petri, in provincia di Chieti, stiamo lavorando attorno la festa tradizionale del paese “Le Farchie” dove vengono utilizzate canne e salice per creare enormi torce che durante la festa di S. Antonio Abate vengono accese. Stiamo promuovendo la realizzazione di uno spazio espositivo fatto con le canne e salice.
In Sicilia ho stretto forti legami con un gruppo di persone che si stanno occupando della gestione di un canneto proveniente dai beni confiscati alla mafia. Con loro intendiamo riqualificare l’area e creare attrattiva turistica puntando soprattutto alla realizzazione di spazi di accoglienza ecologici".

- Qual è il significato che si può trovare dietro le sue opere?

"Sino ad ora ho realizzato quelle che possono essere definite opere di “architettura effimera” a volume zero.
Sono strutture che mettono in luce la capacità di ripensare alcuni materiali che abitualmente vediamo impiegati in altra maniera.
Oltre al significato ecologico e artistico che queste opere trasmettono bisogna considerare un altro aspetto importante in questi lavori; i partecipanti alla realizzazione non sono persone addette ai lavori, chiunque può collaborare in questi cantieri che non hanno nulla a che vedere con i tradizionali cantieri edili. L’armonia e il lavoro di squadra consentono di comprendere quali siano i propri limiti individuali e di superarli cooperando".



- Per come la vede lei, che comunque opera nel settore, ci sarà mai un miglioramento nella situazione ambientale?

"Certamente le cose tenderanno a migliorare. Già ad oggi è possibile osservare un fenomeno di maggior attenzione nei confronti degli aspetti ambientali in tutti i settori. In quello dell’architettura si sta dando molta importanza alle tematiche relative il risparmio energetico, l’utilizzo di materiali eco-compatibili e delle fonti rinnovabili".

- Lei cosa consiglierebbe? 

"Io con tutta franchezza consiglierei di smettere di costruire in maniera indiscriminata andando ad occupare sempre più porzioni di territorio naturale. Punterei piuttosto ad interventi rivolti al recupero e la rifunzionalizzazione del vecchio, prenderci cura del costruito.
L’unica architettura sostenibile è quella non costruita".

- Infine, qual è a suo parere la situazione in Italia, sia per quanto riguarda l'ambiente e sia per quanto concerne l'architettura?

"In Italia la situazione relativamente l’ambiente e la sua salvaguardia sta cominciando a muovere i primi passi da qualche anno, sempre dopo che altre nazioni hanno preso provvedimenti a riguardo.
Con l’introduzione della Certificazione Energetica per gli edifici si vuol imporre un modus operandi che vede il contenimento energetico, l’utilizzo di fonti rinnovabili e di materiali ecologici come fattori principali per attivare la classificazione.
Ma questi elementi da soli non possono essere considerati validi ai fini di un discorso più ampio che vuole tendere alla salvaguardia ambientale. Spesso i materiali che si utilizzano provengono da zone molto distanti o subiscono processi di lavorazione energivori che rendono il risultato poco sostenibile.
Un modo intelligente per isolare un’abitazione esiste: usare prodotti vegetali, provenienti dall’agricoltura, disponibili localmente, rinnovabili. Quella che viene definita la filiera corta: materie prime locali, a km zero, trasformate in loco per alimentare un mercato locale.
In Italia inoltre abbiamo il limite delle normative che vincolano molto l’utilizzo strutturale di materiali alternativi rispetto a quelli tradizionali".

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