I materiali vegetali si stanno facendo strada nella progettazione delle
abitazioni e nella creazione di opere architettoniche temporanee
testo di Roberta Pizzolante
Resistente, versatile e
sostenibile. Sono i motivi per cui nel campo della bioedilizia e della
bioarchitettura si ricorre sempre più spesso al bambù. Questo materiale
naturale costituisce una promessa per il settore e una valida
alternativa al legno per le sue caratteristiche di solidità, resistenza,
leggerezza ma anche perché il bambù, appartenente alla famiglia delle graminacee, si rigenera molto velocemente e rappresenta quindi una risorsa rinnovabile.
Molto
diffuso nell’architettura latino americana e asiatica, dove viene
utilizzato nella struttura portante e nelle altre componenti di edifici
anche di grandi dimensioni, il bambù trova spazio nelle nostre case soprattutto come rivestimento per pavimenti
e pareti. “Mentre in alcune aree del mondo esiste una lunga tradizione
costruttiva a base di bambù, in Italia tendiamo ad utilizzare
maggiormente il legno anche se il bambù comincia ad essere molto
utilizzato nei parquet”, spiega Francesco Poli, architetto e fondatore del Lan – Laboratorio architetture naturali.
“I vantaggi del suo utilizzo sono molteplici. Trattandosi di un
materiale naturale, l’intero ciclo di vita del prodotto è sostenibile,
dalla fase di reperimento fino alla sua dismissione. Per non parlare del
fatto che è una pianta a crescita rapida, la sua biomassa può
raggiungere un incremento annuale fino al 30%, mentre generalmente
quella degli alberi oscilla fra il 2 e il 5%, ed è capace di assorbire
molta anidride carbonica. la cosa interessante è che per superare il
problema dell’importazione e avere a disposizione il bambù a km zero si
stanno diffondendo al centro e al nord Italia le esperienze dei bambuseti, coltivazioni di bambù da cui tratte il materiale per le costruzioni”.
Progetti italiani con il bambù
Se
per vedere costruzioni interamente in bambù bisogna guardare
all’estero, per esempio alle opere di Simon Velez in Colombia e di
Darrel DeBoer negli Stati Uniti, restando nei confini nazionali non
mancano interessanti realizzazioni. L’ultima è il progetto “The kinder
garden” dell’architetto Mauricio Cardenas, che prevede la realizzazione
di un asilo nido ecologico a Milano: il pavimento della zona giochi sarà in bambù, come anche l’arredo.
L’anno scorso il legname derivante da questa pianta è stato utilizzato
per il pavimento del complesso universitario delle Facoltà di Scienze ed
Ingegneria di Trento, a Povo. A Vergiate, provincia di Varese, invece,
l’associazione Emissionizero insieme al Comune ha realizzato tra il 2002
e il 2003 il Padiglione, la prima struttura permanente a uso pubblico in bambù
ispirata al padiglione Zeri dell’Expo di Hannover, e successivamente
anche uno stand espositivo per fiere costruito con questo materiale
vegetale.
Il bambù, infatti, è ideale da impiegare nelle strutture temporanee,
sotto forma di travi o pilastri. “Con il bambù è possibile realizzare
gazebi, stand, coperture ombreggianti, interventi di riqualificazione
nei parchi, strutture nei lidi balneari e vere e proprie opere d’arte”,
aggiunge l’architetto Poli, che in Puglia ha realizzato opere di
architettura effimera utilizzando un altro prodotto della natura, la
canna comune Arundo Donax. “In genere immaginiamo un gazebo con travi di
legno e un tetto a falda, con il bambù invece è possibile lavorare
sulle forme grazie alla flessibilità del materiale”. Di questo genere
sono le sperimentazioni del gruppo di lavoro Ak0
(Architettura a chilometro zero) che, collaborando con altre realtà come
l’Associazione Italiana Bambù e il Bambuseto, ha realizzato una
struttura multifunzionale in bambù italiano, legno e terra cruda a
Roccamontepiano (Chieti) e delle coperture con aste o strisce di bambù
locale in Versilia.
Il salice per le architetture viventi
In
quanto a resistenza il bambù è in buon compagnia. Un altro materiale
che offre svariate possibilità di lavorazione e applicazione è il salice, una specie arborea impiegata soprattutto nelle cosiddette architetture viventi,
spazi all’aperto nati con funzioni sociali e culturali. La sua capacità
di riproduzione per talea a partire dalla piantumazione di rami e di
‘prendere vita’ una volta messa a dimora, insieme alla flessibilità e
all’elasticità dei rami, la rendono particolarmente adatta per le
costruzioni organiche, come quelle realizzate a Stoccarda dal gruppo
Sanfte Strukturen di Marcel Kalberer, che hanno stimolato la nascita di
progetti simili anche nel resto d’Europa e negli Stati Uniti. In Italia
un esempio di questo genere viene dall’Ecoistituto di Cesena,
che sperimenta il salice per strutture viventi di gioco, come capanne,
percorsi verdi e tunnel, e per grandi architetture nei parchi e negli
spazi pubblici. Così sono nate, per esempio, la struttura
vivente nel Parco di Borghi (Fc), fatta con salici reperiti sulle sponde
del fiume Uso, le opere di gioco per due scuole della provincia di
Forlì-Cesena e altri allestimenti negli spazi urbani in Italia e in
Svizzera.