Terracruda

Quella della terra è la storia di un materiale usato da sempre dall’uomo e improvvisamente dimenticato. Fino agli anni Cinquanta in Italia si costruiva abitualmente in terra cruda, poi si è passati ad altri materiali e questo è avvenuto non per limiti tecnici, ma per merito della burocrazia e dell’imbarazzo di usare un materiale con caratteristiche di povertà.

Quasi il 40% della popolazione mondiale abita in case di terra cruda. La facilità di reperimento, di lavorazione e applicazione, la grande tenuta isolante termica, la completa recuperabilità e non tossicità la mettono ai primi posti nella lista dei materiali ecologici. Più del 60% delle costruzioni in terra si trova in zone caratterizzate da una sismicità medio-alta e in una grande varietà di situazioni ambientali. In zone a grande rischio sismico le costruzioni completamente in terra cruda hanno resistito meglio di altre, arrivando a deformarsi, ma quasi mai al crollo.

Con la terra si costruivano principalmente le mura della città e le abitazioni private. Buona parte delle abitazioni dell’antica Roma erano in terra. Dopo il Quindicesimo secolo, nuove tecniche di utilizzo della terra entrano in Italia portate da altre popolazioni. Viene usata soprattutto nella Sardegna dominata dagli spagnoli, nelle Marche, in Puglia e in Calabria. Da allora la storia di questo materiale si intreccia a quella di molte zone della penisola. Abitazioni in terra si sono usate e si usano tuttora vicino al corso orientale del Ticino, nella pianura Padana, in Abruzzo, in Sardegna.

Per costruzioni in terra cruda si intendono quegli edifici realizzati utilizzando la terra stessa del suolo, lavorata, messa in forma e lasciata essiccare al sole, senza cottura. La parte di argilla svolge la funzione di legante come la calce o il cemento, permettendo di costruire solidi e durevoli edifici a più piani. Le varie applicazioni spaziano dalle pareti portanti ai tamponamenti, dalle pavimentazioni ai solai, dalle cupole alle volte, fino agli intonaci e alle pitture. Si utilizza la terra estratta al di sotto dello strato arabile, composta di ghiaia, sabbia grossa, sabbia fine, limo e argilla in diverse proporzioni, evitando lo strato più superficiale perché contiene sostanze organiche putrescibili e ha scarsa resistenza meccanica.


Architetture di terra e Autocostruzione: l'ECO DOME 
E’ un prototipo che utilizza materiali e metodo costruttivo derivati dalle ricerche sulle costruzioni in terra cruda che l’architetto Nader Khalili, di origine iraniana, ha condotto nel suo paese.

La tecnica costruttiva di base prevede l’utilizzo di “super mattoni” realizzati con sacchi di sabbia disposti in corsi con una pianta generalmente circolare; tra uno strato e l’altro viene inserito del filo spinato per garantire stabilità anche in caso di eventi sismici e nella parte superiore il posizionamento sfalsato permette la realizzazione di una copertura a cupola. L’aspetto forse più interessante del lavoro portato avanti da Khalili che, dopo la sua morte avvenuta poco più di tre anni fa, viene ora approfondito ulteriormente dal California Institute of Earth, Art and Architecture da lui fondato, è la stretta relazione tra tecnologia, sostenibilità e tradizione: le strutture ripropongono forme vernacolari integrate con archi, cupole e volte, a formare alloggi dotati di una notevole resistenza ma anche di flessibilità ed adattabilità. Il sistema può infatti variare per forma e dimensione in funzione del luogo dove deve collocarsi ma anche a seconda del numero di persone da ospitare e della presenza gruppi con differenze sociali da rispettare.

La sostenibilità è legata al tipo di materiali utilizzati spesso riciclati o comunque ricavati dalle risorse disponibili in loco ed è ulteriormente rafforzata dal fatto che è necessaria una preparazione minima per operare in questo ambito costruttivo per cui sono gli stessi occupanti che possono attivarsi in questo senso. Grazie alla resistenza dei materiali e, più in generale di questo tipo di strutture, questo sistema è stato utilizzato anche per realizzare abitazioni permanenti; si parte così da un modulo base che viene rivestito con uno strato in terra cruda pressata manualmente e poi impermeabilizzata e intonacata per ottenere spazi davvero suggestivi.